COMMEZZADURA, NEL CUORE DELLA VAL DI SOLE
La località di Commezzadura si trova nel cuore della Val di Sole in Trentino ed è costituita da cinque frazioni che in passato formavano cinque diversi comuni: Almazzago, Deggiano, Mastellina, Mestriago e Piano.
Commezzadura si trova all’interno del Parco Naturale Adamello Brenta e dista a pochi chilometri dall’estesa area Protetta del Parco Nazionale dello Stelvio. Nel nostro territorio la natura più incontaminata convive armoniosamente con le strutture ricettive più moderne e confortevoli con un occhio di attenzione per i beni storico artistici; un soggiorno a Commezzadura può permettervi di soddisfare le esigenze del corpo e della mente, unendo l’attività sportiva al piacere di rilassarsi, in una realtà in cui l’aria pura la quiete avvolgono un meraviglioso paesaggio di montagna.

Scopri le località di Commezzadura
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Le nostre Chiese
La località di Commezzadura è caratterizzata dalla presenza di sei chiese, collocate nelle varie frazioni: S. Giovanni Battista a Mestriago, S. Rocco ad Almazzago, S. Giuseppe a Piano, S.Antonio Abate a Mastellina, la Santissima Trinità a Deggiano. In posizione centrale, nei pressi della frazione di Piano, si trova la Chiesa di S. Agata, patrona di Commezzadura, la cui festa si celebra il 5 febbraio.






LUOGHI D’INTERESSE
CASA GUARDI A MASTELLINA
“Questa fu la casa paterna/ di/ Francesco Guardi/ da Mastellina/ celebre pittore/n. a Venezia 1712 ivi m. 1792”.
Così recita l’iscrizione incisa sulla lapide commemorativa fatta apporre il 22 agosto 1908 dalla Società degli Alpinisti Tridentini e dal comune di Mastellina sulla facciata di una vecchia casa al centro del paese, indicata come la “culla” della famiglia Guardi. Qui, infatti, il 22 maggio 1678 nacque il pittore Domenico Guardi, padre dei più noti artisti Gian Antonio (1699-1761) e Francesco (1712-1793), ma anche di Nicolò (1715-1789), pure lui pittore, e di Maria Cecilia (1702-1777), moglie di Giambattista Tiepolo.
L’edificio, alto e massiccio, presenta una facciata con caratteristiche tardorinascimentali: un bel portale in pietra grigia con arco a tutto sesto e stemma nobiliare (scudo sbarrato caricato di due stelle a sei raggi) in chiave di volta; bifore architravate e una pittura votiva raffigurante la Madonna col Bambino tra i Santi Rocco e Antonio abate risalente agli anni 1550-1575 circa. Il portale – sormontato da elementi a diamante in forma di triangolo scaleno e da una trabeazione con fregio decorato da un motivo a doppia serpentina con rosette presente anche negli stipiti e nei conci dell’arco – fu inserito in rottura di muratura entro la fine del XVI secolo. Al prospetto principale è addossato il pozzo, protetto da una struttura in muratura coperta da un tettuccio in scandole. Gli avvolti a piano terra presentano il tipico pavimento in ciottoli di fiume, mentre le porte hanno stipiti in pietra lavorata.
In cima alla scala che conduce al primo piano è murata una piccola acquasantiera in marmo. I piani superiori sono stati molto rimaneggiati: il salone al primo piano, ad esempio, che mostra decorazioni a stucco sulle volte, è stato ridimensionato dall’inserimento di tramezze. Nel 1951 – come ricorda Fernanda de Maffei – l’interno della casa conservava ancora alcune stuffe ad olle e tracce d’affreschi in un piccolo ambiente, indicato come la “cappellina di casa”, al tempo ridotto a magazzino di patate e di mele, mentre i rivestimenti lignei delle stanze erano già stati venduti ad antiquari tedeschi.
In questa casa, tra il 1551 e il 1559, i fratelli Stefano e Pietro Guardi, provenienti da Almazzago, aprirono un’osteria. Nell’ottobre 1778, e forse anche nel 1782, il pittore Francesco Guardi salì in Val di Sole da Venezia per visitare la casa degli avi ereditata dal fratello maggiore. Nel 1793, subito dopo la morte di Francesco, i suoi figli, don Vincenzo e Giacomo, decisero di affittare la casa per ventinove anni alla signora Anna Maria Ravelli, vedova di Marino dalla Torre. Nel 1815 la casa, l’orto e il broilo furono venduti da Giacomo Guardi a Giovanni Antonio Fantelli di Dimaro, che li acquistò per conto di don Pietro Rossi. Per tutto l’Ottocento la casa rimase alla famiglia Rossi, mentre nel corso del Novecento subentrarono altri proprietari.
CASA ROSSI – PODETTI A PIANO
Lungo la vecchia strada per Mezzana e l’alta Val di Sole sorge la dimora cinquecentesca dei nobili Rossi di Santa Giuliana, da almeno due secoli abitata dalla famiglia Podetti. La casa è disposta su tre livelli con il belvedere emergente al centro e con due corpi aggiunti ai lati. La facciata principale è tripartita: al centro il portale archivoltato sormontato da due ordini di bifore architravate e ai lati due portalini architravati con ordini sovrapposti di finestre dalle cornici in pietra grigia.
La tripartizione si ripete anche all’interno, dove troviamo un ambiente centrale
– voltato a botte lunettata al piano terra e al primo piano – affiancato da due vani per parte. Il salone al secondo piano presenta un soffitto piano decorato a stucco e un fregio affrescato, eseguito in più fasi. I putti, i grappoli di frutta, altri motivi vegetali e lo stemma originario dei Rossi (d’azzurro al leone d’oro) – dipinto sopra la bifora – sembrano risalire al XVII secolo. Alla metà del XVIII secolo circa vanno datate le modeste scene sacre raffigurate all’interno di finti inserti ovali incorniciati da foglie accartocciate (Caino e Abele, Sacrificio di Abramo, Giacobbe carpisce la benedizione di Isacco, Sansone e Dalila e Davide e Golia) alternate a quelle a monocromo eseguite entro cornici dipinte a forma di rombo (Fede, Speranza, Carità e Giustizia). Sopra le porte sono dipinti riquadri con paesaggi, scene di caccia e Bacco, mentre sulla cappa in muratura del camino sono raffigurati tre amorini alati, forse ridipinti nell’Ottocento. Di grande interesse sono due porte lignee ornate da specchiature dipinte con figure femminili sedute e vestite alla moda del Settecento e con vasi di fiori. Almeno tre stanze (stue) mostravano pareti rivestite di tavole intagliate o dipinte e soffitti lignei a cassettone tardorinascimentali e barocchi. Uno dei soffitti era formato da cassettoni triangolari e nel riquadro centrale ottagonale era scolpito lo stemma degli antichi proprietari. I preziosi rivestimenti in legno di cirmolo di due stanze furono smontati nel 1914 e venduti ad un antiquario di Innsbruck. Nell’ultimo quarto del Novecento furono levate le tavole lignee parietali – dipinte con motivi vegetali, fiori variopinti, grappoli di frutta e teste d’angelo -; il soffitto a cassettoni – con l’immagine della colomba dello Spirito Santo nella riquadratura centrale – e le porte di una terza stanza, poi rimontate in un’abitazione privata a Trento.
Già nel 1821 alcuni locali al piano terra erano stati adibiti a osteria (Le due rose) – attiva con altre denominazioni fino ad una trentina di anni fa -, mentre negli anni Quaranta dell’Ottocento un’ala della casa aveva ospitato un “gabinetto di scienze naturali” allestito da Giovanni Podetti (1813-1873), appassionato collezionista e pioniere dell’esplorazione botanica in Val di Sole.
In questa casa nacque Giovanni Andrea Rossi (1588-1669), canonico (dal 1643) e preposito (dal 1660) del Capitolo della Cattedrale di Bressanone.





